Nel contesto di una società assuefatta al materialismo, dove il capitale viene prima della dignità umana, dedicare parte del proprio tempo al volontariato risulta qualcosa di eccezionale. Ciò che dovrebbe essere la normalità, diventa un’azione anticonformista.
Scegliere di fare qualcosa senza lucro, con sincera dedizione, significa incarnare i valori della solidarietà, dell’impegno e della responsabilità civile. Facendo di essa la pietra miliare verso una comunità sempre più umana e competitiva. Si tratta di cittadini anonimi, organizzati in associazioni, che raffigurano la struttura indispensabile nel campo della partecipazione e del soccorso.
Perciò appaiono fuori dalla mondo, perché personificano la capacità d’essere estranei allo stile di vita materiale che l’uomo, tecnologicamente avanzato, ha saputo crearsi. E penso a tante realtà locali come il Soccorso Sant’Anna, la Misercordia, Sassari Soccorso o l’Avis di Porto Torres.
Perciò il volontario non applica il principio del consumismo, che colloca al primo posto le aspirazioni fiorenti da concretizzare, nella spirale sempre più cieca di ottenere maggiori guadagni. Ma si ferma a cogliere l’essenza della vita, che non sta nel materialismo delle cose, ma nella gioia del donarsi, attraverso il tempo, con impegno e capacità, rendendo migliore l’esistenza di chi è stato meno fortunato. Dove vi è sofferenza il volontario diventa luce con la sua presenza, nonostante gli azzardi e insidie che spesso incontra.
Malgrado la irriconoscenza e distacco che cingono il loro impegno.